Con l’interesse e l’uso sempre crescenti dei sistemi di intelligenza artificiale, una delle domande più comuni è: “Da dove vengono prese le informazioni?” La risposta la troviamo nelle nuove condizioni di servizio di Google. Ma quali sono le implicazioni in termini di privacy dei contenuti?
Se siete interessati all’intelligenza artificiale e non avete ancora letto le nuove condizioni di servizio di Google, vi consiglio di dedicare due minuti del vostro tempo per scoprire delle novità significative riguardo alle recenti modifiche alla privacy di Google, che stanno suscitando alcune preoccupazione tra alcuni osservatori.
Le nuove condizioni di servizio di Google
Google, una delle aziende leader nel campo dell’intelligenza artificiale, a partire dal 1° luglio, ha aggiornato la sua politica sulla privacy.
Secondo le nuove condizioni di servizio, Google raccoglierà informazioni su di te da fonti pubblicamente accessibili, e queste “informazioni pubblicamente disponibili” saranno utilizzate per addestrare i suoi modelli interni di intelligenza artificiale e per altri prodotti.
Vediamo cosa dice esattamente il documento legale:
“In alcune circostanze, Google raccoglie anche informazioni su di te da fonti accessibili al pubblico. Ad esempio, se il tuo nome compare sul giornale locale, il motore di ricerca di Google potrebbe indicizzare quell’articolo e visualizzarlo ad altre persone se cercano il tuo nome. …
Ad esempio, possiamo raccogliere informazioni pubblicamente disponibili online o da altre fonti pubbliche per aiutare ad addestrare i modelli di intelligenza artificiale di Google e sviluppare prodotti e funzionalità come Google Translate, Bard e le capacità di Cloud AI.”
In parole semplici, ciò significa che tutto ciò che pubblichi online, che si tratti di testo, foto, musica o altro, potrebbe essere utilizzato da Google per addestrare i suoi prodotti e i suoi “modelli di intelligenza artificiale”. In passato, le condizioni di servizio di Google facevano riferimento solo a strumenti popolari come Google Translate.
Ora, con l’introduzione di Bard, il servizio di chat AI di Google, e le capacità di Cloud AI, Google sta cercando di utilizzare il maggior numero possibile di dati per alimentare i suoi strumenti di intelligenza artificiale. In sostanza, gli utenti forniscono il contenuto e le informazioni, mentre Google ne trae vantaggio monetizzando sia attraverso la pubblicità nei risultati di ricerca che attraverso i servizi di AI che vende.
Il diritto di autore e il ruolo di Google
Con il crescente utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale che raccolgono dati dalla rete (scraping), si apre un dibattito sul copyright. Quando Google utilizza pubblicamente il contenuto disponibile per addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale, si pone la questione dei diritti e delle autorizzazioni. Gli utenti e le aziende che producono contenuti originali potrebbero trovare difficile proteggere i propri diritti d’autore o controllare l’uso che Google fa di tali contenuti.
Il raddoppio della monetizzazione per Google
Un altro aspetto rilevante di questa situazione è il duplice guadagno ottenuto da Google. Da un lato, l’azienda trae profitto dalla pubblicità presente nei risultati di ricerca, che sono generati utilizzando i dati raccolti dalle pagine web indicizzate. D’altro canto, Google guadagna anche attraverso i servizi di intelligenza artificiale che vende, che si basano sull’addestramento dei suoi modelli interni con i contenuti presenti sul web. Questo doppio guadagno solleva interrogativi sulla giustizia economica e sulla condivisione dei profitti con gli utenti che forniscono i dati.
Che ne pensate?
Vuoi approfondire l’uso dell’intelligenza artificiale a favore del tuo business?