Fake News: Cosa sapere per SEO e digital

Se come sosteneva Oscar Wilde “l’importante è far parlare di sé”, la crescita inarrestabile delle fake news genera un problema di credibilità per Google e Facebook che stanno lavorando sui rispettivi algoritmi per smentire le bufale. Se fai web marketing e SEO, ecco cosa devi sapere sui nuovi strumenti Google Fact Check per trarre vantaggio dal fatto che Google deciderà il ranking in base alla tua onestà (o presunta tale).

Cosa sono le Fake News

La diffusione dell’utilizzo attivo del web e dei social media su più dispositivi, ha determinato una crescita esponenziale della quantità di informazioni accessibili online; avendo più fonti e informazioni, le persone dovrebbero potere discriminare meglio i fatti e farsi un’opinione. Qui sorge la nuova sfida: come possiamo facilmente valutare se un contenuto è vero o falso? Le notizie, scritte dai giornalisti e della redazioni classiche, hanno sempre attraversato una trafila di approvazioni prima di essere pubblicate su carta/online. Oggi queste redazioni stanno cambiando, sono state esternalizzate (freelance), non hanno il budget per controllare le fonti. In più si aggiungono i social (dove tutti possono dire ciò che pensano) ed il marketing degli influencers (di cui parlerò prossimamente): alla fine si crea una situazione di caos dove le informazioni più dibattute/condivise dal proprio network sono quelle che “vengono viste nello stream” e come tali vengono ritenute vere. Nascono quindi le fake news che definiamo come tutte quelle informazioni false in quanto prive di una fonte attendibile, contraffatte o alterate per diverse finalità; si tratta insomma di bufale che grazie alla voce di popolo hanno trovato visibilità ed un profumo di veridicità sociale. Wired.com ha documentato come in Macedonia ci sia una fabbrica di notizie false grazie alla quale Boris ha guadagnato 16mila dollari in pochi mesi lavorando sul newsjacking di D. Trump.

SEO & Fact Check

Per difendere i suoi utenti dalle notizie fake, Google ha introdotto a 360° il Fact-Check, un’etichetta o mark up da schema.org che può essere applicata in pagina citando le fonti delle informazioni; la presenza del Fact Check è evidenziato sotto il singolo risultato di ricerca, come mostra l’immagine.

Queste informazioni per ora non sono disponibili per tutti i risultati di ricerca ed in tutte le lingue; potrebbero inoltre esserci Fact check con conclusioni diverse. I controlli sui fatti non sono eseguiti da Google o Google News (anche se per me l’utente si aspetta che Google o Facebook verificassero) e vengono presentati per permettere giudizi più informati. Per avere questa funzionalità, gli editori devono utilizzare il markup Schema.org ClaimReview sulle pagine specifiche dove viene fatta la verifica e seguire le linee guida Google news e la documentazione anti fake news. Una seconda opzione è il widget della Duke Share the Facts (nato per argomenti di natura politica) che può essere incorporato negli articoli e nei post con l’Embed. In generale ho notato che pochi siti italiani si sono mossi sulle bufale; diversamente ci sono attori US molto attivi come Snopes che qui smentisce la notizia fake apparsa su Facebook della banana che passa l’Aids.

Autorevolezza e Google Public Data Explorer

Un’altra strategia di Big G per limitare la diffusione delle news bufale è dare più risalto ai siti autorevoli fornitori di dati (che teoricamente dovrebbero fare più controlli dei fatti e delle fonti). Google mette a disposizione un verticale con tanto di API chiamato Google Public Data Explorer: attivo dal 2011 che ha integrato pubblicazioni e dati provenienti da istituzioni e centri ricerca, come Eurostat, Istat, Banca Mondiale. I grafici ed i collegamenti presenti nel database possono essere inseriti (embed) in pagina e si aggiornano automaticamente, come nel caso della penetrazione della banda larga nei 5 paesi principali della EU (Germania, Italia, Francia, Spagna e Regno unito se ancora si può considerare dentro).

Sintesi

Se tieni alle visite organiche devi evitare di menzionare bufale e introdurre il fact-checking sulle tue pagine in modo da aumentare il CTR nei risultati di ricerca: la veridicità di quello che affermi è diventata fattore di ranking in Google (specialmente Google news) e sarà sempre più importante perché bufale e influencers aumentano e Big G non vuole più fare figuracce tipo l’olocausto. Per approfondimenti segnalo questo documento della Cornwell.

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